Non sono ad oggi note le quantità di macronutrienti, in particolare di carboidrati (amido e zuccheri semplici), che possano dare il miglior contributo possibile alla salute del cane.
Tuttavia, si pensa che le corrette proporzioni varino a seconda di alcuni fattori, come razza, livello di attività dell’animale, stato di salute, eventuale gravidanza e/o allattamento, ed età.
In maniera simile a quanto avviene nell’uomo, i carboidrati nella dieta canina non sono, da un punto di vista meramente nutrizionale, essenziali nella maggior parte delle fasi della vita. Tuttavia, la capacità di utilizzo dell’amido, in questi animali, è aumentata nel corso del tempo contestualmente alla loro coevoluzione con l’essere umano.
La diffusione di questa capacità, inoltre, è cresciuta nel tempo con l’intervento sempre maggiore dell’uomo nell’allevare e selezionare le razze canine.
Quando negli alimenti i carboidrati digeribili vengono ridotti, le calorie perse devono essere reintegrate con energia derivante da proteine o da grassi, affinché il cibo mantenga la sua densità calorica.
In varie specie animali, compresi i cani, quando si sostituiscono i carboidrati con i grassi, e in misura più limitata, con le proteine, si verifica uno stato di “chetosi nutrizionale”, caratterizzato da alti livelli fisiologici nel sangue di idrossibutirrato.
Tale stato si differenzia dalla chetoacidosi patologica (presente, per esempio, nel diabete) può essere benefica per l’organismo animale contrastando varie malattie, portando al miglioramento della glicemia, ad una generale riduzione dello stato infiammatorio e ad un miglioramento del metabolismo lipidico.
Potere chetogenico e valore dei grassi
In letteratura vi sono poche informazioni disponibili circa l’effetto che può avere nel cane una dieta a basso contenuto di carboidrati con relativa compensazione tramite un maggiore apporto proteico e/o lipidico.
Lo studio di Jackson ha avuto l’obiettivo di valutare nei cani i livelli di chetoni circolanti (“chetogenicità”) e i profili metabolici correlati al metabolismo dei macronutrienti dopo il consumo di: cibi ricchi in carboidrati (HiCHO), ricchi in proteine, ma poveri in carboidrati (PROT_LoCHO) o ricchi in grassi, ma poveri di carboidrati (FT_LoCHO).
Nello studio, randomizzato, prospettico e incrociato, sono stati inclusi 36 beagle che sono stati alimentati con cibo HiCHO per 4 settimane. I cani sono stati poi randomizzati a seguire un’alimentazione con cibi PROT_LoCHO o FAT_LoCHO e, in seguito, sono passati all’altro tipo di cibo che non avevano ancora provato. Ogni alimento LoCHO è stato somministrato per 5 settimane.
Dai risultati delle analisi sul siero dei cani, effettuate dopo aver consumato ciascuno dei tre tipi di alimenti sperimentati, emerge innanzitutto che, in generale, la riduzione dei carboidrati nella dieta mediante la sostituzione o con proteine o con grassi, ha aumentato l’energia necessaria per mantenere il peso corporeo dell’animale.
Inoltre, la disponibilità di energia post-assorbimento derivava principalmente da glucosio e trigliceridi con la dieta HiCHO, da amminoacidi e acidi grassi gluconeogenici con la dieta PROT_LoCHO e da acidi grassi e idrossibutirrato con la dieta FAT_LoCHO.
I livelli sierici della proteina albumina erano aumentati con l’assunzione delle diete LoCHO rispetto alla dieta HiCHO. L’aumento maggiore si verificava con la dieta PROT_LoCHO; lo stesso pattern era registrato per i valori di azotemia nel sangue.
Per quanto riguarda la possibile “chetosi nutrizionale”, segnalata dai livelli di idrossibutirrato, la sua concentrazione a livello sierico era più alta nella dieta FAT_LoCHO del 43% e del 53% rispetto alla dieta PROT_LoCHO e HiCHO rispettivamente. Alla luce di questo risultato, la dieta PROT_LoCHO, nonostante contenesse una bassa concentrazione di carboidrati, non ha mostrato un potere chetogenico significativo, dando valori paragonabili alla dieta HiCHO e indirizzando la preferenza verso la dieta FAT_LoCHO.
Ad oggi, è noto che gli alimenti chetogenici a basso contenuto di carboidrati possono dare un supporto terapeutico non indifferente nei pazienti oncologici, essenzialmente togliendo al tumore la sua fonte energetica preferenziale, il glucosio. Pertanto, l’utilizzo di cibi a basso contenuto di carboidrati, in particolare i cibi FAT_LoCHO dato il loro maggiore potere chetogenico, potrebbero supportare la terapia oncologica aumentando i chetoni circolanti e diminuendo la proporzione di energia disponibile sottoforma di glucosio.
Reference
Jackson MI. Macronutrient Proportions and Fat Type Impact Ketogenicity and Shape the Circulating Lipidome in Dogs. Metabolites. 2022 Jun 24;12(7):591. doi: 10.3390/metabo12070591.