Il trattamento prolungato con antimicrobici, sia negli animali sia nell’uomo, è una potenziale causa di pressione selettiva per ceppi resistenti agli antimicrobici anche nell’ambito del microbiota gastrointestinale.
Un recente studio prospettico, condotto su campioni fecali di cani trattati per un periodo di 60 giorni per peritonite settica, piometra o polmonite batterica, ha analizzato i ceppi batterici isolati in questa popolazione, studiandone anche il profilo di resistenza.
La ricerca ha confermato che gli animali da compagnia possono essere importanti reservoir di patogeni multiresistenti.
Nesso temporale tra terapia con antibiotici e resistenza
Nello studio, la somministrazione di antimicrobici è stata associata alla selezione di resistenze a diverse classi di antibiotici, comprese quelle a cui i cani non erano stati esposti.
Dai dati delle analisi è emerso che la presenza di ceppi di Escherichia coli multiresistente aumentava significativamente già dopo 1 settimana di trattamento e tornava alle proporzioni basali al giorno 60.
Come noto, E. coli è un commensale del tratto gastrointestinale dei cani, ma è anche una importante causa di sepsi.
Questi risultati confermano quelli precedenti, in cui il trattamento con amoxicillina/clavulanato è stato associato allo sviluppo di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in E. coli.
Allo stesso modo, il trattamento con un fluorochinolone può essere associato allo sviluppo di E. coli resistente ai fluorochinoloni e alle cefalosporine.
Inoltre, tutti gli isolati di Enterococcus faecalis ed Enteroccoccus faecium risultavano multiresistenti in tutti i punti temporali. Anche questi sono batteri commensali del tratto gastrointestinale, dove svolgono ruoli fondamentali nella digestione e nel metabolismo degli alimenti, tuttavia possono essere associati a gravi infezioni nosocomiali.
Gli effetti descritti sono stati per la maggior parte transitori e si sono attenuati a partire dal giorno 28, coerentemente con altri studi che hanno descritto il recupero della suscettibilità ad amoxicillina/clavulanato in E. coli tra 2 e 3 settimane dopo l’interruzione del trattamento antibiotico.
Come cambia la composizione del microbiota in risposta agli antibiotici
Il microbioma fecale è stato analizzato durante e dopo la somministrazione di antibiotici per determinare l’impatto di tali farmaci.
Gli ordini primari presenti erano Clostridi e Lattobacilli. I Clostridi predominavano al basale (giorno 1) con un’abbondanza relativa mediana del 60,0% ma scendevo al 4,6% entro il giorno 7 (P<0,001).
L’abbondanza di Clostridi aumentava poi nei punti temporali successivi (giorno 14 e 28) e al giorno 60 (59,7%) tornava ai livelli basali.
I Lattobacilli, invece, seguivano un andamento opposto, con abbondanza relativa in aumento dal 3,8% al giorno 1 al 61,7% al giorno 7 (p=0,005), per poi diminuire gradualmente dal giorno 14 al giorno 60 (4,8%).
Dunque, il trattamento causava riduzioni significative sia della ricchezza che della diversità tassonomica del microbiota, con ritorno incompleto ai profili tassonomici del basale dopo 2 mesi dall’interruzione del trattamento antimicrobico, come descritto in altri studi condotti nell’uomo.
Conclusioni
Nel complesso, la prevalenza di isolati multiresistenti nei cani che ricevono un trattamento antibiotico e la lunga durata del trattamento spesso necessaria, soprattutto in animali affetti da condizioni critiche come quelle qui descritte, evidenzia la necessità di nuove strategie per migliorare la gestione dell’antibiotico resistenza e ridurre, in modo sicuro, la durata del trattamento in medicina veterinaria.
Reference
Menard J, Goggs R, Mitchell P, et al. Effect of antimicrobial administration on fecal microbiota of critically ill dogs: dynamics of antimicrobial resistance over time. Anim Microbiome. 2022;4(1):36. Published 2022 Jun 4. doi:10.1186/s42523-022-00178-9